Da molto tempo ormai lo sviluppo e la diffusione della comunicazione tecnologica ha invaso le nostre vite. Testi scritti, tracce audio, brevi video registrati, videochiamate, App dedicate (WhatsApp, Messanger, …), integrano costantemente le comunicazioni “in presenza”, oltre che creare nuovi spazi sociali virtuali di incontro (Facebook, Instagram, Twitter, …), regolati da proprie norme di partecipazione e interazione. E’ in queste piazze virtuali che molti di noi condividono ogni evento del proprio quotidiano accogliendo quello delle altre persone.
Molti ricercatori hanno dedicato molte risorse a studiare la comunicazione “virtuale”, inizialmente con la curiosità con cui si può osservare un oggetto bizzarro e nuovo. I confronti con la comunicazione reale si sono sprecati. Quindi molti altri hanno cominciato a focalizzarsi sugli aspetti più problematici legati ad un suo uso scorretto.
Senza che ce ne accorgiamo, un po’ alla volta si sta aprendo un’era in cui anche la comunicazione online sta diventando parte importante della nostra vita frenetica, indispensabile strumento per non sentirci sconnessi “dal mondo”delle relazioni con le persone importanti: il nostro partner per scambiarci brevi ma importanti cenni di intimità; i nostri familiari che ci rassicurino che tutto vada bene; i nostri amici pronti a scambiare fulminee battute e messaggi divertenti; i colleghi di lavoro che possono sempre avvisare di qualcosa; il dentista che ci conferma l’appuntamento; … Un po’ alla volta, lo smartphone, tablet e PC stanno diventando estensioni dei nostri corpi, delle nostre possibilità di creare e mantenere connessioni con altri.
La Competenza Relazionale tra connessioni vis a vis e mediate dalla tecnologia
Ecco quindi che la nostra Competenza Relazionale – il nostro peculiare modo di costruire e mantenere relazioni intime e non intime (L’Abate et al., 2010), realizzata attraverso un continuo processo di socializzazione durante la nostra esistenza, modellato dalle relazioni con altri significativi e non significativi – oggi si costruisce anche attraverso le connessioni mediate dalle nuove tecnologie, integrati con gli scambi “reali”.
Le interazioni vis-a vis, cosiddette “reali” sono caratterizzate da incontri e scambi in luoghi fisici, in cui ci si mostra con il proprio aspetto, occupando specifiche posizioni nello spazio rispetto gli interlocutori, attivando stimoli e provocando risposte più o meno ritardate in chi abbiamo di fronte fisicamente. In queste connessioni, lo scambio di informazioni, servizi, intimità e importanza avviene su base analogica.
Nelle interazioni attraverso la tecnologia (la cosiddetta Comunicazione Mediata da Computer, Norton et al, 2017), invece, lo spazio che ci separa dagli altri perde qualsiasi significato: in ogni momento possiamo metterci immediatamente in contatto con il nostro partner che sta dall’altra parte della città, con un nostro amico che è in viaggio dall’altra parte del mondo ci fa vedere e vivere in “tempo reale” le cascate del Niagara, oppure possiamo chattare con un nostro collega annoiato che sta partecipando ad un barboso convegno a Londra: in quel momento noi siamo lì con loro e loro con noi.
Anche la gestione del tempo è peculiare: in ogni momento possiamo rispondere ed interagire a messaggi, immagini, brevi video o emoticons con analoghe modalità, agevolati anche dall’effetto disinibitorio e ambiguo caratteristico delle modalità comunicative tecnologiche.
Il movimento attraverso i vari contesti (gli ambienti percepiti in base alle relazioni ivi costruite) può essere velocissimo: possiamo essere al lavoro, e attraverso il nostro smartphone, essere proiettati a casa nel momento in cui comunichiamo per pochi attimi con i nostri figli, e ancora spostarsi nel contesto del tempo libero condividendo qualche buffo video con gli amici della palestra che frequentiamo, e ancora entrare nel contesto delle necessità nel momento in cui mandiamo un messaggio al tecnico della nostra caldaia che non funziona per fissare l’intervento urgente, … per poi riprendere il nostro lavoro del mondo reale. La stessa girandola di spostamenti tra i contesti, la possiamo fare durante una pausa pranzo, mentre aspettiamo i figli che escano da scuola, mentre siamo al mare, ogni volta che non sappiamo cosa fare e ci attacchiamo al nostro smartphone.
I continui scambi virtuali, assieme agli scambi vis a vis, permettono il mantenimento e la crescita delle nostre relazioni, e quindi di noi stessi.
Quello che ormai appare chiaro è che attraverso le relazioni online è possibile stimolare e produrre differenze in grado di generare nuove differenze e quindi un cambiamento. Ciò può essere una risorsa per la nostra Competenza Relazionale, ma diviene anche nuova frontiera di intervento per le relazioni formative e terapeutiche.
Bateson, G. (1976). Verso un’ecologia della mente. Adelphi, Milano.
Colesso, W., & Cusinato, M. (2018). Alexithymia and the Relational Competence of Intimate Relationships in Regard to Gender and Age in a Nonclinical Population. In R.J. Texeira, B. Bermond, & P.P. Moormann (Eds). Current Developments in Alexithymia – A Cognitive and Emotional Deficit. (pp. 73-106). New York: Nova Publishers.
Hertlein, K. M. (2012). Digital Dwelling: Technology in Couple and Family Relationships. Family Relations, 61, 374 – 387.
Hertlein, K., & Stevenson, A. (2010). The seven “As” contributing to Internet-related intimacy problems: A literature review. Cyberpsychology: Journal of Psychosocial Research on Cyberspace, 4(1), article 3.
L’Abate, L., Cusinato, M., Maino, E., Colesso, W., Scilletta, C. (2010). Relational competence theory: Research and mental health applications. New York: Springer Science.
Norton, A. M., Baptist, J., & Hogan, B. (2017). Computer Mediated Communication in intimate relationships: associations of boundary crossing, intrusion, relationship satisfaction, and partner responsiveness. Journal of Marital and Family Therapy, 44(1), 165–182.
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@WalterColesso.