Esperienza di coppia sulle disconnessioni dal partner
Walter Colesso, PhD
Stringimi Forte – Hold Me Tight ®
Per tutti noi, la persona che amiamo di più di ogni altra, quella che può farci sentire in paradiso, è la stessa che può farci precipitare in un inferno di dolore con un gesto insignificante o un commento inappropriato. È questa emotività che permette la vicinanza intima relazionale di cui tutti sentiamo il bisogno. Se la connessione con il nostro partner è forte e salda, siamo in grado di affrontare questi momenti e possiamo anche usarli per far avvicinarci ancora di più e rinsaldare ulteriormente il legame. Ma quando non ci sentiamo sicuri e connessi, questi momenti sono come una scintilla che possono incendiare l’intera relazione.
L’inferno della disconnessione emotiva dal nostro partner o di una connessione poco sicura, ci intrappola solitamente in uno dei tre schemi base di interazione disfunzionali individuati da Sue Johnson (2012).
1. “Trova il cattivo” è uno schema di relazione senza via d’uscita, di reciproca accusa che tiene le coppie distanti, impedendo il riavvicinamento tra partner. Le coppie “danzano” mantenendo una distanza di sicurezza. Di solito è caratterizzata da accuse reciproche per non sentirsi compresi.
Lo scopo dello schema è di proteggersi, ma le mosse principali sono di reciproco attacco, accusa o attribuzione di colpa. Inizia con una ferita ricevuta dal partner e se ci sentiamo vulnerabili e spaventati usiamo qualsiasi mezzo per attribuire un senso e riguadagnare un controllo per difenderci. Lo possiamo fare descrivendo in maniera negativa il nostro compagno, mettendolo sotto una cattiva luce. Possiamo aggredire il partner con una rabbia reattiva o con un attacco preventivo. Il messaggio è “non sono io, ma sei tu!”. Quando ci sentiamo terrorizzati e messi alle strette, possiamo vedere e sentire chiaramente ciò che ci ha fatto il partner. È molto più difficile vedere la nostra parte nella costruzione di questo inferno. Ci concentriamo su ciascun passo e su come “mi hai appena calpestato”, non sulla danza nel suo insieme. Dopo un po’ di tempo, la danza e gli scambi possono diventare automatici.
2. La “Polka di Protesta”, è una chiara protesta contro la perdita di senso di attaccamento sicuro di cui tutti noi abbiamo bisogno in una relazione.
Questa è la danza più diffusa e intrappola maggiormente nelle relazioni anche in un tempo indeterminato. Si crea un circolo vizioso stabile, in cui ciascuna mossa richiama e rinforza la successiva: uno dei partner sentendo il partner distante emotivamente, cerca di andare verso di lui protestando e criticando, mentre l’altro fa un passo indietro, evita la situazione per restare in un posto più sereno, criticando a sua volta l’implicito criticismo. Ciò che spinge alla protesta è provocare una risposta emotiva anche negativa, … che è sempre meglio di nessuna risposta e che fornisce un segnale di presenza anche se distante. I partner che non riconoscono i segnali di protesta che provengono dal compagno, spesso si lamentano di un confuso “problema di comunicazione” o di una “tensione costante”.
3. “Immobilizza e scappa”. E’ una danza che si attiva generalmente dopo un periodo lungo di Polka di Protesta e i danzatori si sentono così sfiduciati che iniziano a rinunciare e a congelare le loro emozioni e i loro bisogni, lasciando il posto a intorpidimento e a distanza emotivi. I membri della coppia indietreggiano per scappare dalla sofferenza e dalla perdita di speranza. In questa danza è come se nessuno dei ballerini non fosse più in pista. Questa è la danza più pericolosa di tutte. Nella relazione si sente un grande silenzio, non si averte l’ostilità dello schema “Trova il cattivo” o il ritmo frenetico della “Polka di Protesta”. Nessuno sembra essere coinvolto nella danza. Si avverte una tensione nell’aria data dalla sofferenza dei due partner, chiusi in una glaciale difesa e rifiuto. Ognuno cerca di proteggersi e agire come se non si avesse bisogno di nulla, impegnato ad annullare e anestetizzare le proprie emozioni. In questa danza accade che il partner che per lungo tempo ha inseguito e protestato, smette di tentare di richiamare l’attenzione del compagno e diventa silenzioso. A questo punto i partner generalmente sono molto gentili gli uni con gli altri, persino molto collaboranti in merito a questioni pratiche, ma distanti emotivamente e si potrebbero descrivere come incapaci di sentire e “ghiacciati”. Il membro che solitamente evita lo scontro è spesso intrappolato nella ritirata che diventa una modalità abituale che tenta di negare. Nessuno qui sta cercando nessuno. Nessuno si assumerà rischi. Quindi non c’è alcuna danza.
Prima o poi tutti noi ci troviamo a ballare una di queste danze. Per alcuni questi momenti di interazione sono brevi, mentre per altri diventano risposte abituali.
Può essere utile per il tuo benessere e quello della tua coppia dedicare un tempo per riflettere su quale danze balli con il tuo partner quando ti senti distante da lui. Tieni presente che i temi di una discussione accesa (che riguardino gli orari dei bambini, la vita sessuale, la carriera o altro) non rappresentano il vero problema. La preoccupazione reale ha a che fare con il rischio di perdere la sicurezza del legame emotivo che hai con il partner: la sua vicinanza, la sua responsività e il suo impegno nella relazione con te.
Se vuoi riflettere sulla danza che tu e il tuo partner ballate nei momenti di discussione, ti invito a questo semplice esercizio:
a. Focalizzati su un recente episodio di disconnessione con il partner, … che non sia stato eccessivamente difficile.
b. Quindi cerca di descrivere i movimenti e passi che hai mosso nel momento in cui hai sentito la perdita di connessione nella tua relazione
c. Elabora questa esperienza confrontandoti con le tre danze di disconnessione sopradescritte. A quale delle tre danze sopra descritte maggiormente si avvicina? Quale rappresentato meglio te e la tua relazione in questo episodio di disconnessione.
d. Prenditi un tempo e uno spazio per condividere con il partner le tue riflessioni.
Buon momento di intimità!
Se senti il bisogno di approfondire ulteriormente:
Sue Johnson, (2012). Stringimi Forte. Sette passi per una vita piena d’amore. Istituto di Scienze Cognitive