Più lavoro per cercare di riconnettere relazioni in difficoltà … e più mi trovo a trattare con traumi psicologici nati nella relazione con il partner o nella famiglia d’origine quando si stava crescendo.

Il trauma

Il trauma psicologico (Judith Herman, 2017) è un problema che nasce quando una persona sperimenta la percezione di essere impotente ed essere in balia. Al momento del trauma, la vittima è resa indifesa da una forza schiacciante. […] Gli eventi traumatici travolgono i normali sistemi di prendersi cura di sé che danno alle persone un senso di controllo, connessione e significato. […] Le reazioni traumatiche si verificano quando l’agire non serve più. Quando non è possibile né resistenza né fuga, il sistema umano di autodifesa viene sopraffatto e disorganizzato. Ogni componente della risposta ordinaria al pericolo, avendo perso la sua utilità, tende a persistere in uno stato alterato ed esagerato anche molto tempo dopo che il pericolo reale è passato. Gli eventi Traumatici producono cambiamenti profondi e duraturi nell’attività psicologica, nelle emozioni, nei pensieri e nella memoria. Inoltre, gli eventi traumatici possono separare queste funzioni normalmente integrate l’una dall’altra.

I massimi esperti del trauma sottolineano che:

Bessel van der Kolk (2015) – Se gli elementi del Trauma vengono continuamente rimessi in gioco, l’ormone dello stress che vi si accompagna imprime i ricordi della mente in modo sempre più profondo. Di solito, con il passare del tempo, gli eventi perdono pian piano di consistenza. Non potendo comprendere nel profondo ciò che sta accadendo loro, è impossibile che le persone si sentano pienamente vive. Diventa sempre più difficile sentire gioie e fatiche della vita quotidiana e concentrarsi sui normali compiti: non essere completamente vivi nel presente mantiene saldamente imprigionati nel passato.

Daniel J. Siegel (2008) – Quando le immagini e le sensazioni connesse a un’esperienza restano in forma “esclusivamente implicita” […] rimangono una confusione neurale non integrata, senza venir classificate come rappresentazioni derivanti dal passato. […] Queste memorie in forma esclusivamente implicita continuano a modellare le sensazioni soggettive della nostra realtà nel qui-ed-ora e il senso di chi siamo momento per momento, ma tale influenza non è accessibile alla nostra consapevolezza.

Diversi tipi di trauma

Esistono diverse forme di esperienze potenzialmente traumatiche che una persona nel corso della vita può vivere. Francine Shapiro (2019) indica come “piccoli traumi” o “t”, quelle esperienze soggettivamente disturbanti che sono caratterizzate da una percezione di pericolo non particolarmente intesa. Si possono includere in questa categoria eventi come un’umiliazione subita o delle interazioni brusche con delle persone significative durante l’infanzia e nascono in contesti relazionali. Accanto a questi traumi di piccola entità si collocano i traumi “T”, ovvero tutti quegli eventi che potenzialmente possono portare alla morte o che minacciano l’integrità fisica propria o delle persone care. A questa categoria appartengono eventi di grande portata, come ad esempio disastri naturali, abusi, incidenti etc.

Clinicamente, risulta più facile trattare i Traumi “T” in quanto hanno una collocazione e una definizione precisa, piuttosto che i piccoli traumi ”t” che sono puntiformi, multipli e accompagnano solitamente l’intera relazione all’interno della quale vengono a crearsi.

Trauma e relazioni

La letteratura scientifica conferma ciò che emerge chiaramente dalla pratica della clinica quotidiana: la forte associazione tra disturbi personali post traumatici e conflittualità, perpetrazione di aggressioni fisiche e psicologiche nelle relazioni intime (Taft, Watkins, Stafford, et al, 2011).

Gli eventi traumatici (Herman, 2017) mettono in discussione le relazioni umane di base. Violano i legami di attaccamento della famiglia, dell’amicizia, dell’amore e della comunità. Distruggono la costruzione del sé che si forma e si sostiene in relazione agli altri. Minano i sistemi di credenze che danno significato all’esperienza umana. Violano la fiducia della vittima in un ordine naturale o divino e la gettano in uno stato di crisi esistenziale.

Il danno alla vita relazionale non è un effetto secondario del trauma, come si pensava in origine. Gli eventi traumatici hanno effetti primari non solo sulle strutture psicologiche del Sé, ma anche sui sistemi di attaccamento e di significato che legano individuo e comunità. Mardi Horowitz definisce gli eventi traumatici della vita come quelli che non possono essere assimilati agli “schemi interiori” di sé della vittima in relazione al mondo. Gli eventi traumatici distruggono i presupposti fondamentali della vittima sulla sicurezza percepita nel mondo, il valore positivo del sé e l’ordine significativo della creazione. Quindi viene intaccato: il senso di sicurezza nel mondo, o fiducia di base, che si acquisisce nella prima infanzia nel rapporto con la prima persona che si prende cura di noi; il senso di fiducia che sostiene una persona durante tutto il ciclo di vita, che è la base di tutti i sistemi di relazione e di fede; l’esperienza originaria della cura permette all’essere umano di immaginare un mondo a cui appartiene, un mondo ospitale per la vita umana.

Affrontare l’esperienza traumatica

Affrontare gli effetti di un’esperienza traumatica significa decidere di fronteggiare una esperienza terribile, il cui problema non risiede tanto nella difficoltà di ricordare, ma nell’impossibilità di dimenticare (Fischer, 2015).

Perché quindi decidere di riprendere in mano una cosa tanto dolorosa? … perché in un certo momento della mia vita, posso rendermi conto che per quanto abbia cercato di evitare e seppellire quell’esperienza fatta di immagini, sensazioni, stati emotivi, inibizioni, …, posso ritrovarmela innanzi con tutti i suoi effetti nella mia vita di ogni giorno.

Clinica

Le persone che giungono nel mio studio e che mostrano problemi legati ad esperienze traumatiche, difficilmente chiedono di parlare o trattare dei loro traumi, se non in situazioni di “emergenza” improvvisa, e drammatica.

“Segni” di esperienze traumatiche si possono nascondere nelle richieste di aiuto per affrontare disagi apparentemente generali che nascono negli scambi con le persone: scatti d’ira a volte ingiustificati, difficoltà nella gestione delle proprie reazioni emotive innanzi a situazioni stressanti, difficoltà a gestire i rapporti con i colleghi al lavoro oppure con partner e figli tra le mura domestiche, la tendenza ad evitare qualsiasi confronto o scontro diretto assumendo atteggiamenti eccessivamente passivi/accomodanti, l’attivarsi di immagini o suoni intrusivi in situazione di tranquillità o “vuoto” da cose da fare, comportamenti di controllo, …. 

Altre volte arrivano coppie con problematiche di dipendenza da porno, sessualità compulsiva, chiusure emotive invalicabili, …, che solo dopo lungo tempo portano uno dei partner a rivelare pregresse esperienze di abusi in età infantile.

In questi casi, il percorso parte focalizzato sulla specifica domanda (percorsi individuali, coppia o famiglia) e solo nel momento in cui il l’utente prende consapevolezza della radice traumatica, potrà decidere se e come procedere. A volte ci sono state persone che sono tornate dopo anni dicendo “Eccomi, ora sento che è arrivato il momento di affrontare quella parte della mia storia che avevamo lasciato da parte, ora mi sento pronta”. 

Più complessa è la situazione in cui il trattamento del trauma diventa non procrastinabile all’interno di un percorso di coppia, in quanto vanno gestite sia gli effetti che le cause del trauma, oltre che difficoltà comunicative consolidate; qui è necessario fermarsi con la coppia e assieme decidere quali sono gli obiettivi che i due partner sentono prioritari.

I diversi trattamenti

Ci sono diversi metodi di intervento, alcuni focalizzati sul singolo individuo e altri sulla relazione di coppia.

L’EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing), è un esempio di intervento individuale su protocollo strutturato che può essere applicato sia singolarmente che in coppia. Il modello ha ricevuto più conferme scientifiche di qualunque altro metodo usato nel trattamento dei traumi (Shapiro, 2019). Oggi è riconosciuto come metodo evidence based per il trattamento dei disturbi post traumatici, approvato, tra gli altri, dall’American Psychological Association, dall’American Psychiatric Association, dall’International Society for Traumatic Stress Studies, dal nostro Ministero della Salute e dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.

Ma non è l’unico modello di intervento.

Alcuni approcci si focalizzano maggiormente sulla relazione, per prendersi cura del legame dei legami relazionali feriti oltre che per recuperare una importantissima risorsa per il trattamento: la relazione. Tra questi trova posto la Emotionally Focused Couple Therapy per traumatizzati che punta a riparare e rinforzare i legami di attaccamento che sono stati feriti dai traumi stessi; prevede il coinvolgimento del partner secondo un programma strutturato definito e corroborato dalla ricerca (Johnson, 2005; Johnson et al 1998).

La ricerca evidenzia che sia gli approcci sul singolo che sulla relazione di coppia, risultano utili per il miglioramento dei sintomi correlati al trauma, ed entrambi migliorano il funzionamento delle relazioni intime (Sijercic et al, 2022).

La mia personale esperienza clinica mi ha portato a tenere una posizione maggiormente flessibile: ogni persona è frutto della sua storia, ogni coppia è portatrice del miglior equilibrio che è riuscita a creare fino a quel momento, pur nelle difficoltà. Per questo necessitano di interventi personalizzati.  

La buona notizia è che i traumi possono essere affrontati. Non possiamo pretendere di “cancellarli”. Fanno parte della nostra storia e nel bene e nel male ci hanno fatto diventare quelli che oggi siamo. Possiamo integrarli nella nostra esperienza quotidiana di vita, riducendo i loro effetti nel nostro presente. Se poi la “lotta” la portiamo avanti avendo al nostro fianco chi può condividere e sostenere la nostra paura, … allora tutto diventa possibile.  


Fischer, J. (2017). Guarire la frammentazione del sé. Come integrare le parti dissociate di sé dal trauma psicologico. Milano: Raffaello Cortina Editore.

Herman, J. (2017). Trauma and Recovery: The Aftermath of Violence. From Domestic Abuse to Political Terror. New York: Basic Books.

Johnson, S. M. (2005). Emotionally Focused Couple Therapy with Trauma Survivors. Strenghtening Attachment Bonds. New York: Guilford Press.

Johnson, S. M., Keeler, L. W. (1998). Creating healing relationships for couples dealing with trauma: the use of emotionally focused marital therapy. Journal of  Marital and Family Therapy, 24(1), 25-40.

Shapiro, F. (2019). EMDR. Il manuale. Principi fondamentali, protocolli e procedure. Milano: Raffaello Cortina Editore.

Siegel, D. J. (2008). Neurobiology of “We,” The: How Relationships, the Mind, and the Brain Interact to Shape Who We Are. – Audiobook.

Sijercic I, Liebman RE, Ip J, Whitfield KM, Ennis N, et al (2022). A systematic review and meta-analysis of individual and couple therapies for posttraumatic stress disorder: Clinical and intimate relationship outcomes. Journal of Anxiety 91(5).

Taft, C. T., Watkins, L. E., Stafford, J., Street, A. E., Monson, C. M. (2011). Posttraumatic Stress Disorder and Intimate Relationship Problems: A Meta-Analysis. Journal of Consulting and Clinical Psychology, 79(1), 22–33.

Van der Kolk, B. (2015).Il corpo accusa il colpo. Milano: Raffaello Cortina Editore.

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